Da “Tutti all’inferno” di Giorgia Sitta

La Divina Commedia è il viaggio iniziatico di Dante ed è anche il viaggio di ogni essere umano che si mette alla ricerca di Sé. È un viaggio entusiasmante, pieno di scoperte e insidie, didure rivelazioni su come l’uomo è fatto dentro, ma anche di grandi momenti di estasi e beatitudine. […]. Purtroppo, per raggiungere il Paradiso, non è sufficiente aver sofferto tanto nella vita, aver studiato tutti i testi di alchimia o aver praticato tutte le discipline disponibili in questo mondo: ciò che veramente conta è quanto si è disposti a “portare” la propria croce, in altre parole, quanto si è disposti a osservarsi senza alcun giudizio e a riconoscere tutte le contraddizioni che caratterizzano l’inconscio di ogni essere umano e tutte le ambiguità che si manifestano nella vita quotidiana.  Tratto da “Tutti all’inferno. L’alchimia nella Divina Commedia: il viaggio dell’uomo verso Sé.” di Giorgia Sitta.

La ricerca interiore è il viaggio più entusiasmante che l’essere umano possa compiere, ma sicuramente è anche il più complesso, quello che richiede continuamente presenza, osservazione, accoglienza, pazienza e umiltà.

Al ricercatore viene chiesto di mettersi continuamente in discussione, di non sentirsi mai arrivato, di non pensare mai alla possibilità di aver risolto definitivamente un problema.

Al ricercatore viene chiesto di cambiare “paradigma”: di vedere il mondo “alla rovescia”, di comprendere cioè che tutto ciò che esiste è ” a servizio e a disposizione” per la propria evoluzione, che i momenti brutti sono occasioni di crescita, che è necessario essere grati anche quando si avrebbe solo voglia di disperarsi.

Al ricercatore viene chiesto di non arrendersi mai, ma contemporaneamente gli viene chiesto di accettare tutto ciò che accade.

Al ricercatore è chiesto di sognare in grande, di immaginare ciò che non esiste ancora, ma contemporaneamente deve comprendere che i sogni sono solo un mezzo per l’evoluzione e deve essere pronto a perdere qualsiasi cosa pur di manifestare il proprio progetto Divino.

Al ricercatore è chiesto di amare il proprio nemico, ma di essere inflessibile con se stesso. Gli è chiesto di amare ogni parte di sé, ma di non scendere mai a compromessi con i propri limiti e non tradire mai la propria Anima.

Al ricercatore è chiesto di lavorare sodo, di non risparmiarsi, ma deve sapere esattamente qual è il punto in cui è necessario fermarsi per lasciar agire il Divino, senza interferire con la sua manifestazione.

La via delle ricerca è la strada che richiede l‘unione degli opposti, ciò che per la mente dell’essere umano è inconciliabile, lo è invece nella vita del ricercatore. Imparare e sperimentare l’unione di ciò che è per natura in opposizione, significa darsi una possibilità: oggi mi permetto di conoscermi in modo diverso, mi concedo la possibilità di essere completamente “altro” rispetto alla convinzioni che ho di me, mi dono una nuova me, mi sperimento e mi guardo con gli occhi di un bambino, pieni di stupore, meraviglia e Amore.

Kebrilla Associazione Culturale

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